lunedì 7 giugno 2010

colpo di fulmine

Appia Antica

























Amo molto questa foto perchè mi ricorda inequivocabilmente i tempi in cui ero proprio come questa ragazza, usavo la bicicletta come mezzo di trasporto e per vedere la mappa avrei fermato la bici e per essere più comoda mi sarei messa in ginocchio.
Bei tempi.

11 commenti:

giorgio ha detto...

Simbolicamente la bicicletta è il mezzo di trasporto più individuale, più personale che esista. Più di lei ci sono solo le nostre gambe.
Pensa se potessimo consultare la mappa della nostra vita, per capire dove siamo e dove dobbiamo andare...

Giorgio

faye ha detto...

Stunning. !!
A beautiful capture.

Lucignolo ha detto...

La foto ha un suo profondo senso simbolico, perchè in effetti guardando si ha una dicotomia nell'immagine, due parti, il buio e la luce, la ragazza è nella luce, la sua strada è illuminata, il buio è lì ad un passo, e lei anche se viaggia nella luce cerca conferme sulla strada da percorrere, e porta con se un fardello.

Cosa sarà quel muro, grezzo e con graffi e muffe ad arginare le sue possibili direzioni ? Forse i suoi pregiudizi.

Ciao Simona, buona giornata.

P.S. la bici rappresenta la serenità nell'andare, sempre con proprie gambe, ma con meno fatica e più veloci...,

e quando cerchi la direzione è ovvietà che si scenda da essa.

antonio lillo ha detto...

mah, al di là di tutto è una bella foto, perchè cercare altro?

guglielmo ha detto...

Ah la bicicletta... ma solo d'estate, d'inverno a piedi, meglio...
ciao
g

giacy.nta ha detto...

C'è proprio tutto in questa foto! Almeno tutto ciò che mi piace.
Bellissima.

Cris ha detto...

Una foto con mucho encanto.
Un saludo
Cristina

UIFPW08 ha detto...

Hai saputo cogliere l'attimo perfetto, un incontro tra luce e armonia di corretta saturazione: un opera d'arte
Simona i miei complimenti.
Brava

pino ha detto...

Anche adesso sono bei tempi e per pensare ai bei tempi andati non ce li godiamo pienamente...no?!
Cmq la foto è veramente notevole!!!

Arnicamontana ha detto...

una sosta dopo tanto andare...per questo, Simona, non è buono OGNI tempo? un abbraccio

tiziana ha detto...

Ho ricordato quando la bicicletta era il tramite verso il mondo anche quello più vicino a casa, quando sognavo di varcare i confini e raggiungere con altri m ezzi la Cina e mi arrangiavo leggendo Terzani, fino a quando sono riuscita ad andarci. La mia bicicletta era una graziella rossa di nome Dalia ed allora tutte le biciclette possedevano i nomi dei fiori. Ho smesso da troppo tempo e vorrei riprendere. Mi ferma il collo operato e che,da qualche anno accoglie una protesi ma questa fotografia mi sta tentando devo ammetterlo. Grazie per avermi fatto accarezzare con la mente dei bellissimi ricordi.